Tiziano, la cui nascita si può fissare tra il 1487 e il 1490, a Pieve di Cadore, è l'immagine dell'artista sommo e, al tempo stesso, dell'imprenditore che ottiene un clamoroso successo economico. Sotto entrambi i profili "Tiziano da Cador" è un personaggio senza precedenti e con pochi successori. Egli vive, da un lato, con intensa passione l'elaborazione dell'uso del colore, dall'altro amministra con solido pragmatismo la bottega e gli investimenti, prevalentemente nelle segherie e nel trasporto del legname cadorino destinato all'Arsenale di Venezia.
A nove anni Tiziano, secondogenito di Gregorio Vecellio, lascia Pieve per Venezia dove il padre contava buone conoscenze, per iniziare un apprendistato che si sarebbe rivelato assai formativo. Nel primo decennio del Cinquecento, momento di cambiamenti fondamentali nell'arte veneta, Tiziano opera nella bottega di Sebastiano Zuccato, di Gentile Bellini, di Giovanni Bellini ed infine realizza la significativa collaborazione con Giorgione, suo quasi coetaneo. Sono gli anni caratterizzati dagli entusiasmi giovanili che lo conducono alla conquista della supremazia nella pittura veneta. Successivamente, negli anni venti e trenta del Cinquecento, si registrano i capolavori della sua prima maturità e l'affermazione internazionale. Questi lavori rivelano un Tiziano poliedrico, capace di reinventare soggetti pagani attraverso una efficacissima rielaborazione del gusto classico. Sono gli anni delle importanti commesse da parte dei potenti del mondo rinascimentale: dagli Estensi ai Gonzaga, dai Della Rovere a Papa Paolo III Farnese, dall'Imperatore Carlo V - che gli conferirà il titolo di Conte Palatino - a suo figlio Filippo II.
Tra il 1538 e il 1560 Tiziano mette in discussione la propria tecnica. È infatti nella tarda maturità che il maestro cadorino compie i primi assaggi di una particolarissima stesura del colore che a poco a poco diventerà la sua nuova caratteristica.
L'ultimo quindicennio è dedicato all'elaborazione privata di nuovi temi pittorici non sempre destinati a committenti. Sono gli anni della "vecchiaia terribile e sublime" durante i quali torna sempre più spesso in Cadore per curare i propri interessi commerciali. L'amore per i suoi luoghi d'origine è stato intenso per tutta la vita, perciò non meraviglia che la Comunità cadorina si sia rivolta a lui per assistenza nei rapporti con la Serenissima, che non sempre erano idilliaci. Nei momenti difficili, Tiziano si è reso disponibile con prestiti con cui acquistare le granaglie del "fontico" pubblico: la copiosa documentazione esistente negli archivi di Venezia apre squarci insospettati, ma molto umani, sul Tiziano banchiere della sua patria.
In Cadore egli tornava spesso d'estate. Durante uno di questi soggiorni egli si offrì di affrescare l'abside della chiesa Arcidiaconale, poi purtroppo demolita. Aveva chiesto di essere sepolto a Pieve, accanto agli avi nella cappella di famiglia nella chiesa Arcidiaconale, ma il desiderio non si poté realizzare a causa della peste che lo spense il 27 agosto 1576. Il corpo fu così inumato a Venezia nella chiesa dei Frari, dove splende il suo capolavoro assoluto, la Vergine Assunta.
A poca distanza dalla piazza principale di Pieve, sulla strada per Sottocastello, in contrada Arsenale, sorge la casa natale di Tiziano. Si tratta di una tipica costruzione cadorina dei tempi andati, col camino addossato al muro esterno, una scala di legno per salire al primo piano, un lungo ballatoio che corre sulla facciata, i travi del tetto bene in vista e la copertura in assicelle di larice, dette scandolette.
Con il Regio decreto 17 dicembre 1922 n.1725 la casa è stata dichiarata monumento nazionale. Il piano terreno è occupato da una grande stanza, con tracce di pareti interne, che nelle case del Cadore del Quattrocento era la sala "nobile". Accanto v'è una seconda stanza cui si accede con tre scalini, dov'è stata collocata un'antica cassaforte. Per la scala esterna si accede al primo piano, dove vi sono quattro stanze. A sinistra la cucina grandiosa, col braciere rialzato sotto la cappa per il fumo; segue una stanzetta rivestita di pino cembro, dove si dice sarebbe nato Tiziano. A destra c'è una stanza che forse era la sala da pranzo. Rivestita di legno scuro, viene indicata come stanza degli autografi, giacché ne ha nove sulle pareti, assieme alla copia del diploma con cui Carlo V creava Tiziano cavaliere dello speron d'oro e nobile dell'Impero. La pergamena originale si trova nel palazzo della Magnifica Comunità di Cadore. L'ultima stanza, detta del caminetto, si suppone fosse lo studiolo del padre del pittore. In questa casa e forse anche nell'attiguo palazzo Sampieri - Vallanzasca, Tiziano trascorreva l'estate, soprattutto in età avanzata, per ripararsi dall'afoso clima di Venezia. Alla morte del pittore, fu ereditata dal figlio Pomponio che, in meno di quattro anni, se ne disfò vendendola.