La Piave, il fiume sacro alla Patria, conserva una tradizione molto antica quella della fluitazione.
La fluitazione non è altro che il trasporto tramite fiume di legname e altri oggetti mediante l’utilizzo di zattere. Questa pratica si pensa essere più antica del trasporto navale via mare, in quanto riguarda le acque interne.
Nei territori del Bellunese si sfruttava la corrente della Piave per trasportare il legname in pianura e in laguna, fino a Venezia. La città dell’amore infatti appoggia le sue fondamenta su milioni di tronchi infissi sul fondo della laguna, provenienti dai boschi dell’area di Belluno. Le imbarcazioni usate erano le zattere della Piave e, oltre al legname, trasportavano anche pietra lavorata da Castellavazzo, le mole di Erto, il carbone di legna, i chiodi di Zoldo, animali, formaggi e burro e i molti lavoranti per gli opifici veneziani (una fabbrica/stabilimento industriale all'interno del quale avviene la trasformazione di una materia prima in un prodotto finito).
L’emigrazione di gente da Belluno verso la laguna fu costante nei secoli. I giovani braccianti diventarono lavoranti, capomastri e proprietari, portando la manodopera ad un livello di eccellenza. Un esempio molto importante a riguardo ce la fornisce Giovanni Casal, di Zoldo. Egli trovò e fissò il grado di inclinazione della gondola, ai primi dell’Ottocento, presso il cantiere per imbarcazioni a remi (chiamato anche “squero veneziano”) ai Servi di San Marcuola. Giovanni riuscì a creare uno stile talmente raffinato che a Venezia si diffuse il motto “barca de Casal e po’ no più”. Il detto stava ad indicare un grado di perfezione difficilmente superabile.
Lo squero da sotìl
Presso uno squero si producevano imbarcazioni lagunari e il cantiere era caratterizzato da edifici che rimandano alle tradizioni costruttive montane di provenienza delle maestranze. Un esempio è lo squero di San Trovaso che assomiglia molto ad un tabià delle Dolomiti.
I discendenti dei primi migranti Casal diventarono mistri e presero in affitto, agli inizi del 1800, lo squero da sotìl in rio dei Servi a San Marcuola, dove lavoravano anche maestranze della Val di Zoldo sin dal secondo 1700. La ditta Giovanni Casal e figlio nel 1884 ottenne la Medaglia d’Oro all'esposizione di Torino e in quella di Vienna nel 1895.
Gondole con felze
Nella costruzione di alcune gondole, la più antica e conosciuta imbarcazione di Venezia, i Casal si dedicarono anche nella decorazione e nei particolari. In alcune di queste, esposte oggi a Venezia, si può notare la maestria di intarsi e intagli. Questo perché i Casal collaboravano spesso con la bottega del Besarel. Tra le gondole rimaste fino ad oggi ce ne è una che rappresenta la perfezione. In essa di può trovare una ricca dotazione la quale comprende due forcole con remi, la scaletta di accesso traforata, il tappeto-corsia, due sedie con bracciolo, un divanetto in pelle, lanterna di prua in ottone e vetro; il felze si presenta invece completo di copertura, con fiocchi decorativi e lo strascico posteriore; la porta d‘ingresso (chiamata anche la portèla) è intarsiata, dotata di vetro scorrevole e pannello di oscuramento, finestrature laterali contornate da stemmi dorati.
Le barche dei Casal e l’arte degli squerarioli di Zoldo sono solo una parte di tutto il patrimonio di lavoro artigianale di eccellenza delle genti di montagna. Un patrimonio che va riscoperto e valorizzato.