Dal chiaro lago di Resia, lungo sei chilometri, e davanti alle maestose montagne della selvaggia Vallelunga, emerge solitario un campanile sommerso.
Il campanile sul lago è risalente al XIV secolo, diventato simbolo della Val Venosta, è l'unica testimonianza rimasta dei paesi di Curon, di Resia e di San Valentino che nel 1950 dovettero cedere il posto a questa immensa costruzione artificiale. Nonostante le resistenze da parte della popolazione, il livello dell'acqua di ambedue i laghi naturali di allora (Lago di Resia e Lago di Curon) è aumentato di 22 m e l'intero altopiano che comprendeva 677 ettari di terreno fu praticamente inondato. Gli abitanti furono costretti ad abbandonare tutto, case, masi, campi e strade, nonostante le proteste. Emigrarono poco lontano, costruendo la nuova Curon Venosta e una nuova vita.
A ricordare il triste passato, resta solo il campanile della Chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria, risalente al 1357, l’unico sopravvissuto all’esplosione che demolì circa 160 edifici.
La leggenda narra che, nelle notti d’inverno, quando il lago ghiaccia e il campanile si può raggiungere a piedi, si sentano ancora suonare le campane (che però furono rimosse il 18 luglio 1959, prima della creazione del bacino artificiale).